… Lettera ad un Paese lindo e bagunçado – Brasil 1 (prima parte)
Tra le belle scoperte: esperienze di riqualificazione spontanea, urbana e sociale
Viaggiare col couchsurfing per tutto il Brasile, ospitati da gente del posto, persone diverse, ma tutte attente, curiose, sensibili, interessate ed interessanti, ha messo in luce, in ogni posto, le grandi debolezze del territorio, i problemi. Ma ci ha permesso di scoprire una grande voglia, da parte delle persone, di cambiamento.
Le informazioni raccolte, la spiegazione di certe dinamiche sbagliate, l’esigenza di nuove soluzioni, provengono da persone che in quelle realtà ci vivono, e vedono nascere, un po’ alla volta, anche tante nuove proposte sperimentali di riappropriazione della città, di riqualificazione urbana e sociale.
Sono piccole/grandi esperienze importanti, che riportano la popolazione in prima linea, soggetti e protagonisti della vita sociale, della valorizzazione urbana, della ripresa economica del Paese, una nuova forma di riappropriazione e assunzione di responsabilità verso il patrimonio culturale, artistico, architettonico e ambientale di cui il Brasile è custode.
São Paulo
Un primo caso è quello di São Paulo, megalopoli fra le più grandi al mondo. Si riconferma una città invivibile sotto molti aspetti, ma passeggiando all’ombra dei grattacieli, lungo strade immense, abbiamo scoperto realtà umane, realtà di quartiere, iniziative spontanee di cittadini che in mezzo a quei grattacieli ci sono cresciuti e che hanno deciso di recuperare spazi per uscire, per vivere la città, per organizzare iniziative culturali e sociali attivandosi capillarmente nel sistema urbano.

São Paulo (foto: anna luciani)

São Paulo (foto: anna luciani)
Due in particolare sono i casi che abbiamo conosciuto grazie a Luca e Leo, due dei ragazzi che ci hanno ospitato durante il nostro soggiorno paulista. Loro São Paulo (SP) l’hanno scelta come casa e hanno imparato ad amarla ritagliandosi una fetta di città che rispondesse alle loro esigenze, alla loro sensibilità, alla loro necessità di condivisione.
Praça Roosevelt
Praça Roosevelt è uno spazio al centro di una storia interessante, perchè racconta un po’ le dinamiche di appropriazione urbana da parte dei cittadini in una città carente di verde: strade e infrastrutture varie si addossano l’una all’altra, costeggiate da grattacieli altissimi e grigio cemento.
Negli anni della dittatura a partire da Rua Augusta, fu costruita una strada che si inabissa sotto Praça Roosevelt, per poi risalire e procedere perfettamente sopra ad un’altra delle strade principali delle città. Questa infrastruttura è chiamata o Minhocão/il biscione. Tale sistema infrastrutturale assurdo, creato in parte per decongestionare il traffico, ma sicuramente spinto nel progetto da pura smania di grandezza, ha generato, con l’aumento delle automobili, notevoli problemi ai residenti. Molti appartamenti si trovano a meno di 4 metri da una delle strade più trafficate della città, e quindi oltre all’impatto visivo terribile si aggiunge inquinamento da smog e acustico! L’insistenza degli abitanti per una soluzione rispetto al problema ha portato l’amministrazione a chiudere il Minhocão al traffico carrabile la domenica e la sera dalle 21 alle 6.

o Minhocão sotto Praça Roosevelt (foto: http://coisasdesp.blogspot.it/)
Questo semplice intervento ha fatto sì che, pur mancando un progetto di riqualificazione vero e proprio, alcuni cittadini e alcuni gruppi teatrali e musicali, iniziassero a riappropriarsi dello spazio trasformando spontaneamente la “super” strada in un luogo per camminare o correre la domenica, in luogo per improvvisare concerti e spettacoli o dove organizzare piccoli eventi di quartiere, sfruttano gli ambienti sopraelevati, e quelli nel tunnel di Praça Roosevelt, sulla quale si affaccia la sede di uno dei gruppi teatrali più noti in città e al livello nazionale: i Satyros (http://www.satyros.com.br/). Ben presto le performance del gruppo di attori hanno iniziato ad interessare con sempre maggiore frequenza la piazza incentivando la nascita di locali e bar che oggi fanno da anticamera a piccoli teatri e sale per spettacoli ricavate sapientemente e dignitosamente nei “retri”. Durante la settimana i locali organizzano speattacoli nel “retro bottega” e si riempiono di studenti e giovani che bevono birra in piedi davanti alle vetrine dei bar o seduti sulle gradinate della piazza in compagnia di skaters che si esibiscono in acrobazie tra le rampe. Il ripopolamento della piazza, oggi vivace, attiva, illuminata, ha contagiato il contesto limitrofo diffondendo, quasi fosse una pianta rampicante, i suoi rami di iniziative e valorizzazione: anche rua Agusta, ex strada di bordelli, ora sta riscoprendo una nuova “natura”. A partire dal vecchio cinema, gli antichi edifici che ospitavano locali a luci rosse hanno lasciato presto il posto a locali, ristoranti, bar, che hanno poi portato all’abbattimento degli edifici antichi e alla costrizione di nuove torri (aspetto questo che mi vede d’istinto meno d’accordo, ma questo è un altro discorso) favorendo una riqualificazione del contesto urbano e sociale e uno sviluppo anche economico dell’intera zona!

Praça Rousevelt. L’evento ‘Existe Amor em SP’ ha riempito la piazza . (foto: Futura Press)
La piazza funziona, il Minhocão rimane ancora una infrastruttura invadente e problematica, ma le dinamiche di questa esperienza spontanea sono interessanti ed hanno innescato azioni a catena positive e propositive tanto che dopo alcuni mesi è iniziato un tavolo di trattative per la discussione di un Progetto di Legge del 2014, relativo alla creazione del Parque Municipal do Minhocão e prevê a desativação gradativa do Elevado Costa e Silva, che sta coinvolgendo gli abitanti dell’area, urbanisti e diverse associazioni.
Il Plano Diretor Estratégico da poco approvato, prevede la chiusura della strada anche se lascia per leggi successive le proposte progettuali per una sua riqualificazione in termini urbanistici. Le idee a riguardo sono diverse: creazione di un parco, smantellamento della struttura ecc., quello che conta però sottolineare è come esigenze specifiche degli abitanti e iniziative spontanee abbiamo contribuito ad attivare iniziative a scala urbana coinvolgendo e guidando anche le scelte strategiche della pubblica amministrazione.
Chiaramente la proposta di “dismissione dell’infrastruttura” ha suscitato diversi reazioni: sostegno da parte di alcuni, che vedono nel progetto un primo passo di riqualificazione pianificata dell’area, ed un contributo alla creazione di spazi per il tempo libero di cui il quartiere è oggi carente, dall’altra parte ci sono coloro che temono addirittura un’intensificazione delle problematiche, sopratutto sociali, che oggi comunque esistono nella zona.
(Per approfondimenti: Parque Minhoçao)
Casa Amarella (rua da Consolação 1075)
Sao Paulo è una città molto attiva culturalmente e sono numerose le realtà artistiche, i movimenti, le offerte.. Ma gli spazi sono ad oggi insufficienti e i finanziamenti non sempre coprono le richieste da parte dei gruppi di artisti operanti sul territorio.
La mancanza di spazi ha dato origine a vari movimenti indipendenti di occupazione di edifici vuoti e inutilizzati, di proprietà pubblica, per la realizzazione di “ateliers compartilhados” che riuniscono gruppi di teatro ma anche gruppi “misti” di artisti: è questo il caso di Casa Amarella, prima esperienza di questo genere (incredibile se si pensa che São Paulo è una città di 20.000.000 di abitanti, ma incoraggiante in termini di nuovo approccio alla città da parte di chi la vive e ne fruisce). In questo caso, l’analisi degli edifici “liberi” ha portato a scegliere Casa Amarella per vari motivi: è un edificio storico e pubblico inutilizzato da tempo ma strutturalmente e architettonicamente adatto alle attività pensate per essere ospitate, si trova su una strada importante soggetta a forte speculazione edilizia (rua da Consolação), quindi l’occupazione artistica avrebbe un ruolo di opposizione economica/culturale a favore della tutela del patrimonio contro le tendenze recenti di demolizione del patrimonio storico per la costruzione di gratttacieli. Infine, coerentemente a quanto previsto nel nuovo Plano Diretor della città, si inserisce nel “corridoio culturale” che da Avenida Paulista arriva a Luz.

São Paulo – Casa Amarella (foto: http://www.vaidape.com.br)
Tali considerazioni hanno fatto sì che ad inizio 2014 la casa venisse occupata da un gruppo di artisti che hanno iniziato a presiedere pacificamente l’edificio, anche per garantire la sicurezza da possibili furti del materiale funzionale alle attività. La loro presenza constante (24h/24) ha portato inoltre come conseguenza una diminuzione drastica della micro criminalità nelle strade secondarie sul retro, con gran soddisfazione e appoggio dei residenti. Gli artisti hanno ristrutturato l’edificio nelle parti compromesse e a dialogare con la Prefettura per trovare il modo e la forma di gestione più ottimale, funzionale e legale. In teoria l’edificio dovrebbe essere rilevato dalla prefettura (oggi è del Ministero della Salute) che ne manterrebbe la proprietà lasciando in concessione la gestione a quello che oggi è il gruppo di occupazione, per un periodo di tempo da definire. Questo garantirebbe l’uso pubblico dell’edificio e consentirebbe ai gestori di accedere ai finanziamenti statali esistenti previsti per ristrutturazione, organizzazione e attività ecc…

São Paulo – Casa Amarella. Interno (foto: anna luciani)
Credo che l’esperienza sia importante e innovativa anche in termini di gestione urbana della città.
Tali esperienze rientrano in quelle attività di riqualificazione urbana e sociale ma anche di ottimizzazione dello spazio e degli edifici pubblici. São Paulo ha tantissimi palazzi in disuso che potrebbero rientrare in forme di concessione gratuita e/o agevolata favorendo partenariati pubblico/privati per valorizzare il patrimonio pubblico. Questo sia in termini di rifunzionalizzazione culturale ma anche residenziale, rispondendo a esigenze concrete di spazi per la cultura e il diritto alla casa (in tal senso molte sono gli esempi di interventi promossi dal Frente de luta para moradia e altri movimenti analoghi). Casa Amarella è una esperienza di occupazione pacifica che rappresenta una tappa importante nel processo di legalizzazione e formalizzazione di dinamiche urbane, sociali ed economiche!
Curitiba
Esperienze simili si possono notare anche a Curitiba (“la mia città”), una città dove 10 anni fa il massimo del divertimento era fare un giro in uno shopping (centro commerciale) di lusso, frequentati da gente benestante, piccoli mondi consumistici pieni di negozi, ristoranti, cinema. Il centro era luogo per poveri, posto pericoloso da evitare. I locali più interessanti per uscire si raggiungevano solo in auto o in taxi.
Al nostro arrivo però, due anni fa, la città mi è apparsa diversa. Grazie forse alla compagnia di Paula e Shibata, cari amici, che ci hanno fatto conoscere nuove zone del centro (dove loro hanno comprato casa) e ci hanno raccontato un po’ cosa è successo negli ultimi anni.
Le nuove generazioni, i giovani adulti di oggi hanno iniziato a riappropriarsi della strada, nonostante qui non ci sia il clima di di Rio, nonostante qui piova e faccia freddo spesso, nuovi locali, o vecchi locali riscoperti si stanno aggiungendo, nelle vie del centro, ai classici (unici) di Largo da Ordem, come il Bar do Alemão.
O Torto è diventato un punto di riferimento per il fine settimana e non solo. Decine di persone si trovano a bere, chiacchierare, giocare a biliardo, e girare per le vie del quartiere São Francisco non più così pericoloso.

simone, paula, io e juliana fuori dal bar O Torto, quartiere São Francisco, Curitiba
Piccole conquiste, spontanee forme di riappropriazione dello spazio urbano che dimostrano come a livello sociale e culturale la popolazione sia pronta e propositiva per un cambiamento, e come spontaneamente sia pronta per collaborare ad un miglioramento generale, sociale, urbano, economico. Approcci diversi di valorizzazione della propria realtà a seconda dei contesti, a seconda delle potenzialità delle diverse città, dei diversi paesaggi. Giovani che autonomamente provano a contribuire a migliorare il proprio Paese.
Chapada Diamantina
Mi ha colpito, nelle Chapada Diamantina, l’onestà, la passione, il tentativo di alcune guide incontrate durante le escursioni.

Chapada Diamantina – Vale do Pati (foto: anna luciani)

Chapada Diamantina (foto: anna luciani)
La prima settimana io e Simone ci siamo inoltrati autonomamente (da soli) nella Vale do Patì, con sommo timore della sottoscritta di non tornare vivi. Incoscienti, ecco cosa pensavo di noi (e un po’ lo siamo stati, perchè i rischi erano tantissimi: difficoltà dei percorsi, superfici impervie, condizioni climatiche estreme, ma anche serpenti, isolamento, percezione spazio temporale e quindi calcolo delle energie e degli approvvigionamenti…milioni di aspetti che per una donna nata nella bassa padana sono interrogativi pericolosissimi, per un uomo abituato all’avventura le basi per ogni nuova avventura, per i più il motivo per il quale affidarsi a delle guide.

Chapada Diamantina – Vale do Pati. I trasporti avvengo ancora via mulo e cavallo. Ciò rende questa realtà autentica e da preservare, ma indubbiamente difficilmente accessibile. (foto: anna luciani)
Credo che l’esplorare realtà tanto estreme e incantevoli con l’aiuto e le conoscenze di una guida locale sia un valore aggiunto inestimabile in termini di comprensione e conoscenza. Ma quello che ci ha colto di sorpresa è scoprire che in termini di sicurezza, di pronto intervento, quasi sempre con o senza guida il rischio a cui si è esposti è lo stesso: i nativi che ti ospitano e le stesse guide non hanno la possibilità (soprattutto economica) di procurare e tenere con sè per ogni evenienza sieri contro serpenti, non hanno strumenti per segnalare eventuali problemi che possono richiedere d’urgenza l’arrivo pronto intervento, non possono comunicare, mancando il segnale radio, per allertare gli elicotteri, e l’ospedale più vicino è a due ore da Capão …mancano investimenti governativi in una risorsa ambientale e economica (turistica) unica, enorme, importante oltre che bellissima.
Ciò che mi ha colpito è stato scoprire, chiacchierando con una guida, che oggi guide ambientali ed escursionisti più giovani stanno provando a consorziarsi per sopperire autonomamente alle mancanze degli investimenti sbagliati e/o assenti dei poteri centrali e sovraordinati.
Sono giovani che vivono e vedono nel proprio territorio le potenzialità, il valore identitario, e provano a tutelarlo, valorizzarlo a renderlo sicuro, conosciuto, pronto ad accogliere e a mostrarsi, senza perdere autenticità ma garantendo servizi, che comunque sono pagati dai turisti.. Ma non sempre scontati.
Cercando di potenziare un territorio unico, preservandolo e valorizzandolo da una parte, ma investendo nella sua competitività, colmando personalmente e “dal basso” le lacune che politiche inefficaci o assenti lasciano, ignare (o indifferenti?) alle nuove esigenze ambientali sociali, economiche e tursitiche locali, nazionali, mondiali.
Parque dos Lençois
Simile è la situazione nel Maranhão, dove grazie al couchsurfing siamo venuti in contatto con una ecoguida. Cleyton, dopo studi fatti nella capitale, è tornato al suo paese e ha fatto della sua passione per l’ambiente una professione: fuori dai principali percorsi turistici di massa si offre di accompagnare turisti curiosi a scoprire le bellezze del territorio, in collaborazione coi nativi, nel rispetto dell’ambiente, ma puntando sui valori identitari più esclusivi e veri.

parque dos lençois – Cleyton e Simone (foto: anna luciani)
Queste sono solo alcune esperienze, tra le tante, che mi hanno fatto pensare che il Brasile sia pronto per andare oltre, che le nuove generazioni, supportate da quelle più vecchie ma ancora animate dalla passione e dalla gioia di vivere, possano farlo crescere nella direzione più giusta, riappropriandosi della sua ricchezza, gestendola nel modo migliore, nel Paese e per il Paese.
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