Tre giorni a Napoli… non bastano! Bellezza e creatività a pancia piena

Napoli è una di quelle città di cui avevo sempre sentito parlare benissimo, da chi ci era stato, e malissimo, per questioni di cronaca.

Non avevo mai avuto l’occasione di andarci, e non l’avevo sinceramente mai cercata. Gomorra (la serie, che tra l’altro mi piace tantissimo) aveva creato un’ombra sull’idea che mi ero fatta di questa città, rendendola da una parte affascinante, perchè oggettivamente bella e viva, e dall’altra un territorio off-limits. L’idea di andarci mi dava un po’ la sensazione di dover partire per il Sudamerica: un luogo che amo, ma che mi incute paura.

Poi un giorno ci scrive Dario, uno dei ragazzi conosciuti a Sydney e che ci ha ospitato per parecchi giorni durante il nostro ultimo viaggio australiano, diventando un amico per noi. Dario è napoletano.

Ragazzi, sono a Napoli per un mese, venite a trovarmi?”.

Finalmente!

A giugno io e Simone decidiamo di trascorrere 4 giorni a casa di Dario e della sua famiglia, giorni che si sono rivelati intensi e coinvolgenti.

Napoli è una città piena che straborda di cultura e storia, di tradizioni, di leggende, straborda di bellezza, lungo le strade e dall’alto, quando guardi verso il mare, straborda di cibo, di eccellenze gastronomiche tanto da farti venire voglia di mangiare tutto, tutto il giorno, ma poi arrivi ad un punto che non ce la fai più… e ti dispiace.

Napoli è come una sfogliatella riccia: all’inizio la vedi, dura, un po’ “appuntita”, non sai bene da che parte iniziare, poi dai il primo morso e ti ritrovi immerso nella crema dolce, morbida e non puoi smettere di mangiare, felice di quella dolcezza piena e unica.

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Una sfogliatella di Ippolito Nunzio (foto: Anna Luciani)

Con Dario, che vive al Vomero, splendido quartiere residenziale, pieno di negozi e caffé, abbiamo girato la città in lungo e in largo. Lui di solito si muove in bicicletta, impegnandosi in prima persona ad alleggerire il traffico incredibile che intasa la città quotidianamente.

Lui è uno dei tanti ragazzi che hanno aperto il primo BikeCafè a Napoli “A Pedivella . Si tratta di un posto magico dove è possibile riparare la bicicletta grazie ai vari ciclo meccanici che mettono a disposizione le loro competenze. E’ un luogo incentrato sulla cultura della bicicletta dove prendono vita eventi tematici, presentazioni di libri, concerti di musicisti emergenti… il tutto in un ambiente arredato con pezzi di biciclette riutilizzate. Un luogo dove si respira creatività e voglia di cambiare la città.

In Piazza del Gesù, a pochi minuti di cammino da “A Pedivella” si trova la “Ciclofficina Popolare Massimo Troisi” che per anni ha funzionato come luogo dove i ragazzi si riunivano per riparare le bici, con l’aiuto di ciclomeccanici quali Alfonso Borrelli, Claudio Caccavale e Stefano Parlato.

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CicloOfficina Massimo Troisi (foto: Anna Luciani)

L’obiettivo di queste attività è quello di:

  • promuovere l’uso della bicicletta, togliendo quante più auto dalle strade,
  • coinvolgere direttamente i cittadini invitandoli a portare le bici in ciclofficina ogni martedì pomeriggio per imparare a ripararle.

Molte sono le donazioni di bici rotte o pezzi abbandonati e con le donazioni delle riparazioni si acquistano i pezzi di ricambio necessari per permettere alle bici di riprendere vita. Molte sono le bici che i ragazzi hanno preparato per le Critical Mass. La Ciclofficina infatti funge da anni come luogo di deposito fino al primo sabato di ogni mese quando le persone che vogliono partecipare alla Critica Mass decidono di prenderle in prestito e far parte di questo “traffico ecologico” di bici che invade la città. Il messaggio è che a Napoli si può e si dovrebbe andare di più in bicicletta proprio come avviene in altri paesi del mondo dove la bici è un mezzo di uso quotidiano che fa bene alla salute, all’ambiente e al portafogli. Ogni anno a Maggio i ragazzi organizzano “La Critichella” che è il raduno italiano di tutte le ciclofficine e Napoli è letteralmente invasa da biciclette, un carnevale a due ruote ecologico e sostenibile che fa sperare in un mondo migliore.

Ecco alcuni video della Ciclofficina che mostrano cosa hanno realizzato i ragazzi:

Grazie all’impegno di questi ragazzi che ogni primo Sabato mattina e ogni terzo venerdì pomeriggio di ogni mese da più di 8 anni insistono per chiedere più piste ciclabili e la possibilità di far passare le bici in metropolitana (cosa che già avviene nelle Funicolari dove dal settembre 2011 la bici non paga più il biglietto) si è riusciti ad ottenere la realizzazione della prima pista ciclabile in città, un passo davvero importante per Napoli, anche se per il suo completamento c’è ancora tanto da lavorare.

Con Dario ho scoperto che Napoli è una città piena di creatività, attiva e vivace (leggete anche “Napoli, Cena sul tetto del Mondo“). Oltre all’esperienza della Ciclo Officina esistono altre realtà, come “Je So’ Pazzo” uno dei centri sociali di Napoli (io non ci sono stata, ma è andato Simone). Riporto alcune parole dal suo post di facebook “… È nato 3 anni fa sulle macerie dell’ex OPG, un vergognoso carcere per detenuti con problemi mentali la cui importante memoria storica (è stato chiuso solo nel 2006) viene mantenuta e divulgata dai volontari del centro. Conoscendo altre realtà simili, soprattutto i fallimentari centri sociali bolognesi dei miei anni universitari, non posso che congratularmi con questi ragazzi che sono riusciti a realizzare un VERO centro sociale, aperto a tutti, accogliente, PULITISSIMO, vivo, molto frequentato e con tantissime attività ricreative, di consulenza e di supporto, ovviamente tutte rigorosamente gratuite. C’è da dire che una parte del merito va anche al Sindaco De Magistris, che invece di reprimere questo genere di iniziative, ha firmato dei decreti importanti che le legittimano e ne garantiscono la totale legalità, permettendo quindi ai ragazzi di realizzare investimenti e progetti a lungo termine, senza l’ansia di vedersi murato il portone d’entrata dalla polizia da un giorno all’altro. Se venite a Napoli fatevi un giro, ne vale la pena. La sera ci fanno anche anche dei concerti molto belli (ieri sera Jazz con tanto di pianoforte a coda…!)”

Altre esperienze simili sono il Lido Pola, Lo Scugnizzo Liberato, Santa Fede, L’Asilo Filangieri, e tante altre.

Una cosa molto positiva e che mi ha colpito è che, per alcune iniziative tipo queste, il sindaco consente l’occupazione di edifici disabitati o non utilizzati per la realizzazione di attività accessibili e utili alla comunità,  favorendo così la nascita di attività nel centro della città, recuperando spazi, creando centri di aggregazione, e agevolando i giovani nel proporre nuove iniziative. Per approfondimenti:

Tornando al nostro viaggio, non avendo una bicicletta, ci siamo spostati principalmente a piedi, per chilometri e chilometri (necessari per smaltire tutto ciò che abbiamo mangiato), e utilizzando i mezzi di trasporto pubblico.

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Mappa dei trasporti pubblici di Napoli (fonte: http://www.comune.napoli.it)

Oltre alle funicolari, che collegano le parti più alte della città, anche la metropolitana merita più corse e più fermate. I treni non sono proprio numerosi, quindi organizzatevi per tempo se dovete per esempio prendere un treno in stazione. È capitato che tra una corsa e la successiva passassero anche 15/20 min (anche se di solito ogni 10 massimo è garantito).

Le stazione però sono spettacolari davvero, meriterebbero una visita solo loro: non a caso si parla di “Stazioni dell’Arte”.

Lascio due link per chi volesse approfondire:

Dal Vomero siamo saliti su fino al Castello Sant’Elmo godendoci un panorama meraviglioso che abbraccia tutto il golfo, dominato dall’imponente Vesuvio.

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Il panorama da Castel Sant’Elmo (foto: Anna Luciani)

Dalla fortezza è iniziata una bella passeggiata avvolta in una quiete quasi irreale lungo la scalinata Pedemantina a San Martino.

Una quiete interrotta bruscamente arrivati ai piedi della passeggiata.

Siamo finalmente nel cuore della città.

Dopo poche centinaia di metri attraversiamo il Mercato della Pignasecca, oramai al termine della giornata, ma ancora ricco di bancherelle interessanti.

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mercato della Pignasecca (foto: Anna Luciani)

Continuiamo lungo la SpaccaNapoli (via Domenico Capitelli, poi Benedetto Croce ecc.).

Questa via lunghissima è un assaggio potente della  città: è una strada stretta piena di gente, soprattutto napoletani, ma anche turisti. Piena di negozi, locali, edifici splendidi, monumenti, chiese, gelaterie, pizzerie.

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La famosa Spacca Napoli (foto: Anna Luciani)

Lungo la Spacca Napoli si raggiungono alcune perle della città:

  • Chiesa del Gesù nuovo (nella piazza del Gesù Nuovo), dove trovate anche la cicloofficina;
  • Chiostro di Santa Chiara
  • Chiesa di San Domenico maggiore
  • Museo cappella San severo (Cristo Velato)

Si può andare oltre, ma voltando a sinistra lungo la Via dei Presepi Napoletani (all’altezza della Chiesa di San Gennaro Olmo) si raggiunge un’altra via ricchissima: via dei Tribunali.

Di fronte si staglia la Basilica di San Paolo Maggiore, accanto, sulla sinistra potete trovare l’ingresso per la Napoli sotterranea, che consiglio vivamente.

Si tratta di un tour di un paio d’ore sotto Napoli, nei vecchi cunicoli dell’acquedotto romano, trasformati poi in rifugi durante la guerra. I passaggi, gli ambienti, l’acqua e addirittura gli orti parlano di tempi antichi, di grandi opere, di una grande città affasciante.

Andando a destra (lungo la via dei Tribunali, con la Chiesa di San Gennaro di fronte) si raggiunge via Duomo e consiglio una visita alla Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta.

Andando a sinistra invece si raggiunge la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, la Chiesa delle anime Pezzentelle.

Anche qui consiglio una visita guidata. Si entra circondati da un barocco napoletano pieno, ricco e sfarzoso, a rappresentare il Paradiso, per poi scendere al Purgatorio, nella Chiesa ipogea che risale al 1600 e che è strettamente legata al culto delle anime del purgatorio. La storia è affascinante e suggestiva (un po’ macabra). Giuro che ho preso addirittura appunti, ma preferisco non togliervi la sorprese. Vi dico solo che alla fine della visita e dopo aver sentito la storia della povera Lucia ho lasciato anche io una richiesta di miracolo ad una delle “anime pezzentelle”.

Vicino alla Chiesa si possono incontrare due personaggi davvero caratteristici:

la signora dell’Acqua, un’anziana signora dietro un bancone di una vecchia bottega che vende acqua e bibite. La cosa buffa è che questa signora sta tutto il giorno seduta sotto al bancone (che per essere onesti è abbastanza alto) e sbuca da un pertugio, una sorta di piccola porticina sotto il bancone di legno. A ricevere i clienti un’altra signora. Le due sono davvero uno spettacolo.

il cantante di via Atri. Si tratta di un signore agli arresti domiciliari da più di un anno. Non potendo uscire di casa ha deciso di iniziare a cantare con tanto di microfono e base musicale dal balcone affacciato sulla via. Dalla balaustra scende una corda con appeso un cestino: chi vuole può lasciare un’offerta per l’esibizione.

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Il cantante di via Atri (foto: Anna Luciani)

Proseguendo verso Via Toledo si raggiunge Piazza Dante, avvolti dalle note che arrivano in strada dalle finestre del conservatorio. Questa zona è sempre vivace, piena di locali, librerie, musica.

Da piazza Dante, proseguendo verso sud lungo via Toledo i Quartieri Spagnoli rimangono sulla destra e dopo una lunga passeggiata nella via commerciale si raggiunge piazza del Plebiscito e poi il mare.

È un giro classico ma che non stanca (se non i piedi).

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giusto per orientarsi

Si potrebbe e dovrebbe vedere tutto con calma, ma 3 gironi a Napoli non bastano.

La città non finisce in questo brevissimo tour. Ci sarebbe molto altro ma non abbiamo avuto tempo.

Perché al di là dei monumenti la cosa bella è perdersi nei vicoli stretti e ombreggiati dai panni stesi, osservare la gente, farsi travolgere dalla vitalità di questa città così autentica e per questo, per me, mai eccessiva.

E poi ogni tanto fermarsi a mangiare.

Sfogliatelle, ricce o di frolla, babà, pizza fritta, gelati…

Qui vi lascio un breve elenco dei posti che Dario ci ha consigliato, li abbiamo provati quasi tutti: una bomba!!

Nei Quartieri Spagnoli non potete perdervi “da Nannarella”, è un ristorante storico.

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da Nennella, quartieri spagnoli (foto: Anna Luciani)

Ottimo cibo della tradizione, soprattutto pesce ma non solo. Il personale è esuberante e si spende davvero poco. In attesa che vi trovino un tavolo un aperitivo da “Peppe spritz” o “Cammarota spritz”: prezzi bassissimi e un sacco di gente.

Per le Pizzerie, in giro per la città, c’è l’imbarazzo della scelta::

  • Starita
  • Da Matteo
  • O’Presidente
  • Michele
  • La Notizia
  • de Figliole
  • 50 kalò
  • Sorbillo
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da Sorbillo (foto: Anna Luciani)

Se si ha voglia invece di un ottimo gelato:

  • Mennella,
  • Officina,
  • La Scimmia,
  • Casa Infante

E infine se volete provare sfogliatelle e babà fermatevi alla bottega di Ippolito Nunzio, proprio davanti alla Basilica di San Paolo Maggiore…

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da Ippolito Nunzio (foto: Anna Luciani)

… e per un ottimo caffé (lungo la Spacca Napoli):

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Centrale del Caffè (foto: Anna Luciani)

Aver conosciuto Napoli con Dario, la sua famiglia e i suoi amici ci ha sicuramente mostrato uno dei lati migliori della città: persone spettacolari, dal cuore immenso, generose e solari (cosa che credo accomuni la maggior parte dei napoletani, ho avuto più conferme nel corso degli anni), ma anche persone rispettose, del prossimo e della loro città, persone innamorare del golfo in tutta la sua grandezza, bellezza, e storia. Persone che, se avessero potuto, gli incendi attorno alla città li avrebbero spenti a mani nude.

Purtroppo so che Napoli (ma l’Italia in generale) non è solo queste persone.

Purtroppo so che sotto uno spesso strato di bellezza si nasconde, a volte neanche troppo bene, sporcizia, criminalità, ignoranza… ma non è una prerogativa di Napoli, e non era di questo che volevo parlare. Ma è importante conoscere la realtà per quello che è veramente.

Viaggiare significa conoscere, parlare con le persone e capire. Capire quanto c’è di bello, e quanto non funziona, i problemi, le paure e le difficoltà. Essere testimoni anche degli errori è (dovrebbe essere) una garanzia per contribuire al miglioramento: sottolineare e diffondere, condividendo, tutto ciò che c’è di bello, e denunciare ed evitare, nella propria quotidianità, gli errori.

Dario per noi è stato un esempio.

Ps: grazie Dario per il prezioso contributo che mi ha i dato nello scrivere il testo.
 

6 risposte a “Tre giorni a Napoli… non bastano! Bellezza e creatività a pancia piena

  1. Pingback: Napoli è una città di mare… ma il mare dov’è? | viaggio a modo mio·

  2. Mamma mia che immagine brutale di Napoli che si ha in giro. Addirittura come il sud america?
    In fondo è molto meno complicata di Roma e Milano e si vive bene.
    Spero che te ne sia resa conto.
    ciao

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    • Quando non conosciamo un luogo (o qualcosa) siamo spesso influenzati da immagini, notizie e commenti esterni… ma per fortuna poi si viaggia, si entra a contatto con quella che è la realtà “per davvero” e si rimane stupiti della bellezza che abbiamo attorno. Su Napoli mi sono ricreduta eccome. In realtà non ho mai avuto pregiudizi, solo sensazioni dovute a “influenze esterne”. Sono felice però di aver aspettato così a lungo prima di venire, perché il nostro Cicerone ha saputo fare la differenza!
      Preciso anche che, pur con tutti i suoi problemi, io adoro il Sud America. Ci ho vissuto due anni e non esiterei a traferirmi se potessi… il paragone non voleva essere troppo negativo 😉 ho dato un’occhiata al link! Davvero completo e interessante. Grazie 🙂

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    • Grazie!! Purtroppo l’informazione negli anni si è concentrata solo sulla cronaca. Io però credo che serva anche (soprattutto) diffondere la bellezza, l’umanità, le belle iniziative che esistono e che rendono ogni angolo di questo mondo un luogo magico. Esistono i problemi, che devono essere affrontati, ma le motivazioni per reagire possiamo trovarle solo nelle cose belle che devono essere valorizzate. Napoli è una città piena di contrasti (come tante nel mondo), ma ha una ricchezza culturale e umana che mi hanno davvero rapita!

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