Alice Springs, il cuore dell’Australia

21/28 gennaio

Quando siamo arrivati ad Alice Springs c’era appena stata un’invasione di cavallette, giuro! Tutte ammassate nel parcheggio del principale centro commerciale della città. Morte, a causa di un acquazzone torrenziale, una scena raccapricciante!

Nonostante questo benvenuto Alice Springs e nonostante mi aspettassi una città del far west come quelle dei film, a me non ha fatto una brutta impressione, anzi! Sarà perché era immersa in un deserto completamene verde, i ruscelli erano pieni d’acqua, e il centro, sebbene molto piccolo e poco vissuto, aveva l’aspetto di un vero centro: negozi di pietre, gioielli artistici, arte aborigena, locali ben arredati e dal menù semplice ma buono. Due passi li ho fatti davvero volentieri guardando le vetrine.

Il fatto è che anche qui, forse soprattutto qui, la parola integrazione fluttua nel vuoto. Perché l’arte aborigena che si vende e si valorizza e si celebra, è venduta da bianchi, mentre decine e decine di aborigeni restano fuori, sotto l’ombra di alberi, qualcuno a bere, altri ad urlare, qualcuno semplicemente a rilassarsi e a far passare il tempo. E allora sembra un po’ tutta una finta. Certo, nelle zone turistiche molti sono gli aborigeni che lavorano (reception, centro informazioni, ristoranti), ma la maggior parte sono emarginati a casa propria. E fa impressione. Pensare a quello che è stato distrutto, pensare al torto che hanno ricevuto, pensare all’emarginazione. Sicuramente molto è stato fatto, anche in termini di riconoscimento di responsabilità, anche se questo non cancella il passato e le crudeltà commesse. Però mi chiedo: perché non vedo bimbi di genitori aborigeni giocare con bimbi di genitori di discendenza europea o asiatica? Non parlo di cultura, né di lavoro, né di stili di vita… parlo di una divisione evidente su tutti i fronti. 

Tutto ciò fa ancora più impressione perché Alice Springs, e in generale questi territori, sono impregnati di cultura aborigena. Sono zone antiche, dalla natura dura e affascinante: rocce rosse, canyon che sprofondano nelle montagne, fratture nel terreno che creano scenografie paesaggistiche bellissime. E ognuna aveva una storia appartenente al Dremtime, al tempo del sogno aborigeno… oggi perduta.(*)

Alice Springs è chiusa a sud da una formazione rocciosa chiamata MacDonell Ranges, lunga 640 km da est a ovest e risalente a circa 340 milioni di  anni fa. È composta da quarzite, per lo più ossidata, ed è per questo che assume sfumature che vanno dal giallo al rosa all’arancione al rosso acceso. Montagne antichissime dal fascino rude, segnato e disegnato dal tempo, dal vento e dall’acqua.

Noi abbiamo visitato la zona ad ovest della città, attraversata nella sua lunghezza dalla bellissima Larapinta Drive, una delle strade e uno dei percorsi da trekking tra i più belli al mondo. La camminata è lunga circa 230 km, suddivisa in 12 sezioni. Noi purtroppo non avevamo tempo, e quindi sul nostro furgoncino siamo partiti dalla città con l’obbiettivo di esplorare la zona fermandoci nei diversi punti di interesse segnati.

I primi, in termini di distanza sono

  • Simpson gap

Si tratta di un canyon scavato nella roccia da un fiume, che dopo aver eroso lo strato superficiale della montagna è penetrato negli strati più “teneri” di rocce sabbiose. È facile da raggiungere con l’auto e si presta per una breve camminata e un bagno nel fiume.

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Simpson gap (foto: Anna Luciani)

  • Standlay chasm

Dopo aver parcheggiato e pagato un’entrata di 12 dollari comincia una semplice passeggiata di circa 20 minuti, fino a raggiungere una gola stretta tra due pareti alte 80 m, perfettamente perpendicolari, di quarzite rossa. In questo caso la spaccatura e stata creata dalla pressione esercitata (dal basso verso l’alto) dai movimenti tettonici che ha spinto gli strati di roccia più profondi in superficie, rompendo così la crosta esterna. Il materiale emerso è poi stato eroso dal fiume che oggi scorre tra le rocce. Una piccola oasi nel deserto. Un angolo fresco e piacevole, oltre che di notevole bellezza.

La fermata successiva sarebbe stata Ellery Creek … se non avessimo trovato la strada bloccata da un ruscello in piena. Siamo scesi per capire la situazione: ci avevano avvisati che nel periodo delle piogge (e questo è stato un anno parecchio bagnato, vista la quantità di vegetazione in ogni dove) ma non avevo capito quanto improvvisa potesse essere la piena, e di che portata. Ed eccoci lì: noi di qua dal fiume, e un pulmino che accompagnava alcune persone (abbiamo scoperto poi essere impiegati nel settore infrastrutture che tornavano a casa per una settimana di vacanza) al di là del fiume, bloccato. In questi casi la solidarietà tra le persone scatta in automatico, e in men che non si dica, recuperati i bagagli e guadato il fiume a piedi abbiamo caricato tre del gruppo sul nostro furgone, abbiamo fatto marcia indietro, e siamo tornati verso la città.

Oltre non potevamo andare.

Peccato che anche tornare indietro non fosse così semplice. Dopo una ventina di minuti infatti, eccoci di nuovo davanti ad un ruscello in piena: questa volta però eravamo noi al di là del fiume, e l’acqua continuava a salire!

I tre potevano continuare “a staffetta”, ma noi? Quando sarebbe scesa l’acqua? Poteva essere questione di ore ma anche di giorni.

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c’è chi si dispera… e chi coglie l’occasione per un bagno! (foto: Anna Luciani)

Per fortuna davanti a noi c’era un gruppo su un 4×4 con al volante un signore che sembrava abbastanza esperto. Ha controllato con Simone l’altezza del nostro motore nel cofano, e non essendo troppo basso (rischiando in quel caso di bagnarsi) ci ha detto di seguirlo: lui avrebbe aperto la strada e se noi gli fossimo rimasti abbastanza vicini saremmo riusciti a passare.

Per la prima volta ho visto Simone titubante, appena mezz’ora prima avevamo visto un’altra auto 4×4 ferma bloccata in mezzo all’acqua… rischiare per noi significava rimanere senza mezzo di trasporto, casa, forse attrezzatura…

Ma l’avventura a noi piace e ci siamo buttati, con il risultato che i nostri amici sono riusciti a prendere l’aereo e noi a tornare in città!

Da Alice Springs sono tante le escursioni possibili, l’ufficio informazioni in città è a disposizione con mille suggerimenti. Noi purtroppo ne abbiamo saltate tantissime causa alluvioni a destra e sinistra, non potevamo rischiare di rimanere bloccati per troppi giorni.. e il tempo non prometteva nulla di buono.

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Pioggia in arrivo… partenza da Alice Springs per Uluru! (foto: Anna Luciani)

Siamo rimasti a Alice pochi giorni: era giunto il momento di raggiungere Uluru!

(* Consapevole che l’argomento è estremamente delicato e servirebbero conoscenze più approfondite per potersi esprimere, per chi volesse sapere un po’ di più sulla cultura e sulla storia aborigena, rimando all’articolo sulla Daintree Forest, che racconta, sulla base delle nostre esperienze personali, quello che abbiamo imparato in questi mesi).

INFO E CONSIGLI

Il primo consiglio che mi sento di dare per chi vuole visitare Alice Springs e dintorni è munirsi di una retina anti-mosche.

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L’area offre tantissime possibilità diverse: escursioni organizzate, percorsi carrabili e trekking. Il periodo ideale per visitare questi luoghi corrisponde con la nostra estate. Noi, venendo nel periodo delle piogge, abbiamo trovato parecchie strade chiuse a causa di allagamenti.

Qui troverete il sito del turismo di Alice Springs e Northern Territory.

IN GENERALE

  • Benzina: io consiglio di riempire il serbatoio ogni volta che se ne ha la possibilità, in questo modo è difficile trovarsi in difficoltà. Sicuramente la benzina costerà molto di più rispetto alla costa, un po’ come qualsiasi altra cosa. Dopo Alice Springs, verso Uluru, ci sono altre due stazioni di benzina.
  • Condizioni strade: quando potete controllare su questo sito l’agibilità delle strade (il link riporta i siti specifici dei diversi stati) , ma per sicurezza io mi rivolgerei sempre al centro informazioni.
  • Acqua: in città è facile trovare supermercati o stazioni di servizio dove comprare acqua potabile. Spesso anche i campeggi la mettono a disposizione (sulla strada per Uluru qualcuno fa pagare l’acqua della doccia). Nei campeggi inoltre è possibile riempire gratuitamente la tanica del veicolo fino a Coober Pedy. Qui costa 1 dollaro ogni 30 o 40 litri. Nonostante la disponibilità noi, per sicurezza, abbiamo fatto scorta con una tanica di acqua potabile da 10 litri da tenere in furgone. Le temperature sono davvero calde, in estate. 
  • Cibo: da Cairns ad Alice Springs non ci sono problemi. Quando si lascia Alice Springs verso sud consiglio di fare un po’ di scorta (più che altro per una questione di prezzi).
  • Numeri di emergenza: a questo link potete trovare tutti i numeri da chiamare in caso di necessità. In moltissime zone però il telefono non prende, se avete vodafone, come noi. Credo che le schede telstra garantiscano una copertura più ampia anche in zone remote, ma non assicuro.
  • Cappello in testa, crema solare e acqua da bere sempre quando uscite
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