La strada per Uluru è davvero lunga. Servono almeno 5 ore da Alice Springs, e a parte un distributore di benzina super attrezzato e costoso dove però è necessario fermarsi almeno per la benzina, e un campeggio a metà strada nascosto nel bush, si è completamente in mezzo il nulla!
Io lo ammetto, sapevo che saremo andati, ma più di una volta mi sono chiesta se valeva davvero la pena tutta quella strada e quel tempo per vedere quello che alla fine viene definito “un semplice sasso” da molti. Temevo fosse una di quelle attrazioni per turisti e poco di più… e invece, vi dico, che vale la pena!
Uluru non è (solo) un sasso. Uluru è un posto magico, circondato da un’atmosfera spirituale, ancestrale, coinvolgente. Uluru è una montagna monolitica di roccia arenaria che emerge per 380 km 3 sprofonda per 7 km nel terreno, collegata al sistema di Kata Tjuta e al Monte Conner, il primo che si vede arrivando.

Uluru (foto: Anna Luciani)
Uluru però è soprattutto un luogo sacro, per gli aborigeni, ma mi permetto di dire che lo sia per la terra tutta. Arrivi e si staglia all’orizzonte, enorme.
La superficie, apparentemente liscia, rivela in realtà tantissimi disegni, grotte, buchi, texture. La roccia sembra un morbido lenzuolo che copre qualcosa di immenso e importante. Le pareti scendono morbide, eleganti, a volte sembrano avere una consistenza così soffice da sembrare un enorme pan di spagna al cioccolato.
È impressionante guardalo da diverse angolazioni e vedere come cambia con il cambiare della luce durante il giorno.
In alcune parti dà l’idea di essere il grande custode dei segreti del mondo: le sue pareti sono incise quasi fossero una grande tela scritta. Si tratta di quelle parti che non possono essere fotografate per rispetto verso la cultura aborigena, perché parte di narrazioni e leggende particolarmente importanti. Sempre per rispetto verso gli aborigeni non può (più) essere scalato.

Un tempo il monte veniva scalato. Oggi, per rispetto verso la popolazione aborigena che lo ritiene uno dei luoghi più sacri del Paese, scalare Uluru è proibito…nonostante rimangano le tracce del passato! (foto: Simone Chiesa)
Ci sono tante storie risalenti al Dreamtime che riguardano Uluru, la maggior parte non possono essere raccontate ai non aborigeni. Una che ricordo spiega il perché dei buchi sulle pareti, rotondi, in punti diversi: la lucertola rossa Tatj aveva lanciato il suo boomerang contro Uluru. Non trovandolo si mise a cercare scavando dei buchi, ma inutilmente. Si rifugiò così in una delle caverne, morendo e trasformandosi in una delle pietre.
Noi abbiamo percorso tutto il circuito attorno alla pietra e consiglio a tutti di farlo: servono circa 3 ore, passeggiando con calma e fermandosi a fare foto o semplicemente osservare questo grande monumento naturale . È possibile anche vedere alcuni dei luoghi vissuti dagli aborigeni fino a non molto tempo fa: la caverna delle donne, quella degli uomini e quella per l’insegnamento, dove sono ancora visibili i disegni, risalenti a epoche diverse, (alcuni molto antichi altri davvero recenti), che venivano utilizzati per istruire i più giovani.

passeggiando ai piedi di Uluru (foto: Anna Luciani)
Data l’abbondanza delle piogge noi siamo riusciti a vedere anche alcuni rivoli di acqua scendere lungo i pendii, uno spettacolo davvero raro.
Il monte Uluru è conosciuto anche come Ayers Rock, nome dato in onore ad un premier australiano. Solo nel 1993 è stata riconosciuta l’ufficialità ad entrambe le denominazioni (prima “naturalmente” quella aborigena non era considerata valida….). Io per scelta lo chiamerò sempre e solo Uluru.
Il giorno seguente siamo stati a Kata Tjuta, un complesso roccioso appartenente allo stesso monolite di granito, molto diverso da Uluru ma di altrettanto fascino. Io l’ho apprezzato più da lontano, ma ammetto che abbiamo fatto solo i due percorsi brevi a causa del caldo. Forse il giro completo regala scorci ancora più belli.

Kata Tjuta (foto: Anna Luciani)
Kata Tjuta è composta oggi da 28 “cupole” (in origine erano 36). Il suo nome, in aborigeno, significa “Molte Teste” e non è difficile capire perchè. Passeggiando tra le gole, lungo i sentieri consentiti, è possibile ammirare formazioni rocciose affascinanti, ma anche macchie verdi cresciute grazie a fonti di acqua naturali presenti nel complesso. In questo periodo dell’anno inoltre non mancano strati di erba anche in quota, grazie alla pioggia, e fiori colorati e molto profumati.

(foto: Simone Chiesa)
Se venite ad Uluru entro marzo 2018, consiglio vivamente di vedere un’istallazione artistica unica e bellissima! Nell’aprile del 2016 l’artista Bruce Munro è riuscito a realizzare una delle sue opere più spettacolari, a cui lavorava da circa 20 anni (l’idea è nata dopo un suo viaggio qui nel 1992): Field of Light, un vero campo di luci ai piedi del monte Uluru. Un’installazione luminosa profondamente onirica, magica. Circa 50.000 lampadine a forma di sfera, in vetro smerigliato, su steli, di diverso colore illuminano ogni sera il deserto. Le lampade sono collegate attraverso fibra ottica illuminata e alimentate da energia solare. Calata la notte è possibile passeggiare lungo sentieri circondati migliaia di stelle colorate!

field of light, installazione di Bruce Munro, al tramonto (foto: Anna Luciani)
“Field of Light è un’idea che ho coltivato per molto tempo. Ho visto nella mia mente un paesaggio di steli illuminati che, come il seme dormiente in un deserto secco, attende serenamente che scenda il buio, sotto una coperta sfolgorante di stelle, per fiorire con i dolci ritmi della luce”, ha commentato Murno che ha aggiunto “Field of Light è un simbolo personale che rappresenta le cose belle della vita.”
INFO
L’intero complesso di Uluru si trova a circa 450 km da Alice Springs.
Una volta arrivati a Yulara è possibile scegliere tra diverse sistemazioni per dormire: hotel (più o meno lussuosi) o campeggio.
Per accedere al parco è necessario pagare un ingresso di 25 AU$ che vale per tre giorni.
Noi lo abbiamo visitato da soli, ma ci sono numerose escursioni organizzate.
A questo link potete trovare tutte le informazioni per organizzare il viaggio.
NON DIMENTICATE la RETINA CONTRO LE ZANZARE!
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