Immobile

pensieri sparsi…

Sono giorni strani questi.

Surreale è l’unica parola che mi ripeto costantemente. Non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato un giorno, in questa vita, in cui tutto il mondo sarebbe stato minacciato da un virus, in cui il mondo si sarebbe fermato, in cui tutti i nostri sistemi sociali ed economi sarebbero stati messi in discussione, in cui l’Italia, il mio Paese, sarebbe diventato uno dei simboli della tragedia umana che si sta consumando proprio ora. Perché è di questo che si parla.

Fuori ogni tanto, nel silenzio di una città che sembra addormentata ma che in realtà si sta (fortunatamente) nascondendo dietro porte e finestre, iniziano a sentirsi le prime sirene delle autoambulanze, quelle che da settimane tormentano il sonno e ancor più il cuore degli abitanti di Bergamo, Brescia, Milano, Lodi…

Sembra incredibile, e quello che più mi angoscia è il senso di impotenza, verso il virus, verso la malattia che contagia e degenera, verso gli stupidi che ancora non hanno capito la gravità della situazione e la responsabilità che ognuno di noi ha nella battaglia.

All’inizio avevo cercato di reagire con entusiasmo e euforia, passatemi i termini totalmente inappropriati: era una forma di reazione all’incredulità. Piena di buoni propositi mi ero concentrata sulle opportunità di questo periodo, perché ci sono. Fare sport in casa, dedicarsi a quelle passioni accantonate per la mancanza di tempo, recuperare progetti passati e dedicarsi ai nuovi. E poi riflettere, su questa nostra vita, sulle reali priorità, su ciò che conta davvero per noi, sull’amore, quello verso la famiglia lontana, sui folli meccanismi che fino a ieri governavano il mondo e che oggi sono stati smascherati, che oggi risultano inadeguati, controproducenti, insufficienti. Non mi serviva una pandemia per farmi queste domande, me le faccio già da un po’, ma tant’è.

Ma l’incertezza, la paura, l’ansia, la mancanza di un orizzonte temporale verosimile che possa indicare la fine di questo delirio e l’inizio di una nuova normalità minano il mio equilibrio.

Accettare con pazienza.

Aspettare, pensare positivo, investire il proprio tempo in ciò che amiamo, rallentare il passo, rallentare i battiti ogni tanto respirando profondamente, riposare, chiamare casa, fare progetti, pensare positivo, respirare, pregare per chi è in prima linea, come vittima e come salvatore, essere grati per essere ancora nelle nostre accoglienti case in salute. Sperare e ricordarsi che anche questa è Vita.

Invece mi sento sospesa, immobile, a volte anche in apnea. E questo non va bene.

La sera sto andando a letto tardissimo, stranamente, e mi chiedo come mai. Non sono mai andata a dormire più tardi di mezzanotte. Ora rimango ad occhi aperti fino all’1.30/2.00. Mi sono chiesta perchè e una risposta me la sono data: la sera, dopo cena, “normalmente”, è il momento in cui tutti si ritirano. La giornata è finita: quello che doveva succedere è successo, la sera si va a dormire, temporeggiando un po’ sul divano in compagnia di un libro, in attesa del nuovo giorno. La sera ho come la sensazione che non possa succedere nulla di brutto, un pensiero totalmente privo di qualsiasi logica (soprattutto alla luce delle immagini di qualche giorno fa), ma che forse mi serve. E allora rimango un po’ di più in quel momento della giornata in cui mi sento protetta, al sicuro, mi godo la serenità di una giornata terrificante fuori ma che, egoisticamente, mi vede ancora in piedi e più o meno serena. E non vorrei che finisse più, perchè poi domani?

Mi ripeto, dall’inizio, che questa situazione, questo periodo storico ha un senso, vuole comunicarci qualcosa. Perché era arrivato il momento di fermarsi, di riprendere il contatto col mondo, quello vero, quello in cui cui noi siamo una parte del tutto, e non i padroni di casa, quello in cui l’umanità deve ritrovare il suo ruolo centrale nelle dinamiche quotidiane, sociali, politiche. Sì, ma a che prezzo?

Sono certa che quando tutto finirà il mondo che riceveremo in dono sarò diverso. Spero che quando tutto finirà il mondo che riceveremo in dono sarà migliore, lo dobbiamo a noi stessi, a chi non ci sarà più e anche al nostro Pianta. Saremo capaci? Avremo capito?

Per ora aspettiamo con pazienza e impegno che passi.

In lontananza una sirena scompare nella melodia di una canzone italiana che i miei vicini fanno risuonare dal balcone. Mi scende una lacrima, forse i ricordi di me bambina quando ascoltavo la stessa canzone coi miei genitori che ora non posso proteggere come loro hanno fatto sempre con me, forse la troppa emotività, forse la tensione che si scioglie cullata dalle note.

In questi giorni ho riscoperto il senso di comunità, mi commuove il mutuo soccorso che si è attivato spontaneamente, il senso di appartenenza ad una Nazione spesso criticata ma che ora rappresenta l’unico luogo in cui vorrei essere, incredibilmente l’unico in cui ora mi sento al sicuro.

immobile_ok_blog

 

 

2 risposte a “Immobile

  1. Purtroppo ci sono ancora troppe persone in giro che non rispettano le raccomandazioni che accompagnano il DPCM…assembramenti vari e cosi non va assolutamente bene!
    Speriamo che questa quarantena forzata finisca al più presto.
    buon prosieguo!

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    • Hai ragione, e questo mi preoccupa molto. Mi auguro davvero che con tutto il cuore che i prossimi giorni possano portarci qualche buona notizia grazie all’impegno di tutti gli altri (che sono la maggioranza). Un abbraccio

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