11 – 16 novembre
I giorni prima di arrivare a Byron Bay avevo iniziato a pensare che magari, un po’ i racconti, un po’ l’attesa, avessero alzato troppo le aspettative e alla fine questo paesino, diventato mitico per me, sarebbe stata una delusione!
E invece, ve lo dico subito, Byron Bay è un posto che a me è piaciuto tantissimo. Avevo promesso che non l’avrei svelato troppo, ma non so se riuscirò a contenere l’entusiasmo.
Come sempre sono convinta che dipenda molto dalle persone che abbiamo conosciuto e attraverso le quali abbiamo scoperto questo posto: ognuna di loro ci ha mostrato un pezzetto della propria vita qui, con passione ed entusiasmo contagiosi, facendoci scoprire una realtà davvero affascinante!
Sicuramente Byron rimane un posto turistico dove giovani e meno giovani trascorrono giorni di vacanza e “nottate brave all’australiana”, aspetto che in realtà e per fortuna noi abbiamo percepito solo di sfuggita.
Per noi Byron è soprattutto un paese dall’energia positiva, il paese dei surfisti, delle onde, dei cristalli, della natura. Noi l’abbiamo vissuto così, grazie ad Umberto, Lucy e Luna, a David, Teresa e Mattia, a Laura e Matteo, e per noi rimarrà sempre un posto magico e bellissimo!
A Byron siamo stati ospiti di Umberto, proprietario insieme alla moglie Lucy dell’unica pizzeria del paese: il Buco. Di nome e di fatto. Pochissimi tavolini in uno spazio non grande ma accogliente e la pizza è italiana e buonissima, ingredienti di qualità, impasto sottile… il primo sabato che siamo stati a cena da lui ho avuto la sensazione per un attimo di vivere una serata in pizzeria in Italia come non facevo da mesi!
Umberto ha deciso di trasferirsi qui da Sydney perché a Byron ha trovato un posto tranquillo dove crescere la sua bimba a contatto con la natura, dove può fare surf, dove ha potuto aprire un’attività, dove può vivere una realtà piccola, a misura d’uomo, meno stressante, nonostante il turismo, nella quale il senso di comunità è ancora forte! E questo è il valore aggiunto di Byron.

mappa di Byron Bay
Byron Bay, il paese
Il centro si limita a due/tre strade principali gremite di locali e negozietti anche se il vero fulcro del paese, a mio parere, è il prato davanti a Main Beach, dove soprattutto nel tardo pomeriggio e di sera decine di persone si radunano per suonare, cantare, bere, mangiare, contemplare il mare, stare insieme davanti alla spiaggia. Lo sapevate che nella lingua aborigena Byron Bay è chiamata Cavanbah, che significa ‘meeting place’ (luogo di incontro)?
L’intero abitato si sviluppa ai piedi di Cape Byron, il promontorio e il punto più orientale dell’Australia da cui partono, verso nord-ovest e verso sud, spiagge bellissime: il sogno di tutti i surfisti.
Uno dei primi giorni trascorsi a Byron abbiamo fatto una bellissima passeggiata con David , ragazzo albese (come mia mamma, conosciuto grazie ai nostri papà ex giocatori di calcio nella stessa squadra… pensa che giri, la vita, a volte…) che vive qui ormai da 6 anni, stregato dalla forza e dalla bellezza di questo posto, un posto dove puoi svegliarti e correre a surfare, dove puoi goderti un tramonto tra le onde circondato da delfini e illuminato dagli ultimi raggi di un sole energico, potente.
Ci ha raccontato anche che una delle prime volte che si trovava in mare nella baia, superata una roccia poco distante dalla spiaggia di Wategos si è trovato davanti Ben Harper, Jack Johnson e Kelly Slater che stavano aspettando l’onda buona!! A quanto pare loro vengono qui tutti gli anni (Jack Johnson ha la casa) in occasione dell’inizio del campionato mondiale di surf nella Gold Coast (a marzo) e del Blues Festival che si tiene a Byron in aprile. Servono altri motivi per venire qui?
David lavora a stretto contatto con l’acqua e la natura: istruttore di nuoto, life guard, surfista, guida ambientale in mare e nei fiumi, negli anni ha approfondito tantissimo la sua conoscenza della cultura aborigena della zona, della fauna e della flora di cui la regione di Byron è ricchissima. Durante la camminata da Wategos Beach a Cape Byron ci ha raccontato tantissime curiosità sulla storia e la bellezza di quest’area.

Cape Byron e Wategos Beach (Immagine estratta da una ripresa aerea con drone. Video e Foto: Simone Chiesa)
Nello skyline spiccano alcuni luoghi simbolo della regione e sacri agli aborigeni: in particolare Mount Warning, chiamato così da Capitan Cook perché rappresentava, per le navi che si avvicinavano alla baia, il segnale della presenza di reef (banchi) pericolosi nel fondale. Il nome aborigeno del Monte era in realtà Wollumbin che significa “Cloud Catcher”. Il monte è il primo punto di tutta l’Australia ad essere illuminato dal sole la mattina. Non è un caso che la popolazione aborigena di quest’area sia chiamata Arakwal (gruppo della più ampia tribù Bundjalung), ovvero “people of the first sun”. Questo monte rappresenta oggi ciò che rimane dell’antico Vulcano Tweed, la cui esplosione, 23 milioni di anni fa, ha dato origine all’intera regione, costituendo la caldera più grande dell’interno emisfero australe.

Mount Warning (foto: Lisa Tulk-Snow. Fonte: Google Immagini)
Julian Rocks invece è l’isolotto che si scorge all’orizzonte davanti a Main Beach. È una zona di preservazione ambientale istituita nel 2006, grazie alla ricchezza dei suoi fondali non troppo profondi.
Energie, cristalli e Crystal Castle
L’origine lavica della regione spiega la grandissima presenza di cristalli nel sottosuolo che donano a Byron e all’intera regione un’energia particolare che avvolge, che influenza il sentire, il vivere, il relazionarsi con le persone e con la natura.
Cristalli ed energie sono temi molto sentiti che ci hanno incuriositi molto. Per questo abbiamo deciso di andare al Crystal Castle a Mullumbimby (circa 30 minuti da Byron) insieme a Laura, una ragazza milanese che lavora al Buco e coinquilina di David. Strane coincidenze!
Abbiamo trascorso un pomeriggio affascinante e molto interessante.
Si tratta di un giardino botanico in cui è possibile ammirare alcuni rari cristalli dalle dimensioni enormi e giardini tematici circondati dalla foresta pluviale subtropicale. Un luogo mistico e coinvolgente. Esiste un percorso lungo il quale è possibile fare esperienze sensoriali ma anche meditative ed energetiche. Per esempio si può camminare a piedi nudi attorno ad un quarzo rosa più grande di una persona stimolando i punti legati alla riflessologia plantare oppure meditare al suono della Great Bell Chant.
O ancora, percorrere un labirinto. All’entrata suggeriscono di porsi una domanda. Il percorrere il labirinto aiuta, come fosse una forma meditativa, a dipanare i pensieri . Io, dopo aver percorso tutto il sentiero serpeggiante, non ho trovato risposta al mio pensiero ma credo di aver capito quello che, per me, è il senso e il metodo per vivere le “questioni” più importanti, ed è stato illuminante.

Il labirinto. Crystal Castle. (foto: Simone Chiesa)
All’interno del parco ci sono altri punti di una bellezza incredibile: il Shambhala Garden, il sentiero nei bamboo, la vista verso la vallata rigogliosa di una vegetazione fitta ed esuberante, che fa da sfondo ad un giardino di fiori coloratissimi e a due ametiste di dimensioni mai viste chiamate le Chrystal Guardians!
Oltre a passeggiare ammirando pietre e perdendosi tra labirinti e spirali, il parco organizza attività gratuite inerenti alla meditazione, ai cristalli, all’aurea.
Noi abbiamo partecipato al workshop sui cristalli, dove hanno spiegato l’energia di ogni pietra, la relazione che questa ha con il corpo e con la psiche, come la nostra persona può trarre dai cristalli un supporto in base al periodo, alle questioni irrisolte, alle prove da affrontare, alle difficoltà.
Spesso quando si parla di questi argomenti si finisce col banalizzare, pensando che siano favole mistiche, “roba” inventata per persone fantasiose, new age… Ma qui a Byron parlare di energie e di cristalli è qualcosa di normale ma soprattutto evidente. La connessione di questa regione con la natura, la forza che terra, acqua, fuoco e aria sprigionano ogni giorno influisce nella vita di tutti. Le persone vivono in maniera simbiotica, da sempre, senza imporsi sulla natura bensì assecondandola e adeguandosi, con lo spirito e nelle attività quotidiane, ai cicli che essa segue: l’energia dei cristalli, ma anche il sole, le maree, la luna, i venti, sono parte integrante della giornata di ognuno e bastano pochi giorni per capire la forza di questa energia e la bellezza del vivere così a stretto contatto con la natura nel senso più profondo! Non si tratta di credere, ma di sentire.
… continua!
INFO E SUGGERIMENTI
Leggete l’articolo ascoltando come sottofondo Diamond on the inside di Ben Harper. La canzone è stata scritta per Byron Bay e il video è stato girato qui.
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