BUDAPEST – fuga alle terme

Non mi sono mai definita una tipa molto sdolcinata, ma una romanticheria ogni tanto non guasta… e l’aver ricevuto come regalo di Natale un viaggio di 4 giorni a Budapest nei giorni subito dopo San Valentino mi ha riempito di gioia! Forse si tratta di una mera casualità, dopotutto l’idea è nata da una super offerta colta dal mio ragazzo sul sito www.piratinviaggio.com ma in fondo cosa importa? SI PARTE!

Siamo in aereo, fuori sopra le nuvole il sole splende, nonostante a Ferrara piovesse a scroscio, e la prospettiva è quella di passare qualche giorno in pieno relax. Budapest è una città storica elegante e bellissima, la Parigi dell’est, ma è conosciuta anche per le sue terme storiche e monumentali. Obiettivo del viaggio, quindi, a parte qualche giretto serale e qualche museo (siamo appassionati di fotografia quindi non possiamo non fare un salto al museo dedicato a Robert Capa) è quello di passare le giornate a mollo.

Guardandoci intorno sull’aereo mi rendo conto che molto coppie hanno avuto la nostra stessa idea: siamo circondati da click a raffica, selfie a destra e sinistra… Quindi dovremo cercare di organizzare un piano per evitare un tour troppo turistico e inflazionato, comportarci da “orsi” come nostro solito e cercare di camuffarci tra i locali (sia da bere, sia intesi come abitanti).

Rispetto all’organizzazione pre partenza non so molto, ha fatto Simone dato che si tratta di un regalo: volo su piratinviaggio e hotel/appartamento con spa trovato su tripadvisor.

Io invece ho iniziato ad informarmi prima di partire sulle diverse strutture. Le terme sono diverse, molte vantano edifici e strutture storiche di bellezza incredibile e dimensioni faraoniche. Per lo più sono aperte al pubblico tutti i giorni, tutto il giorno. Sole le Rudas prevedono entrate separate per uomini e donne durante a parte giornate specifiche, nonostante questo dicono che meritino una visita (noi non faremo in tempo!)

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All’arrivo la città ci accoglie piovosa, scura nelle sue pareti ricoperte di una patina nera, ma nonostante questo, elegante e bella.

Dall’aeroporto Ferihegy abbiamo preso il bus 200 fino alla prima stazione della metro M3 (Kőbánya-Kispest – linea blu). I biglietti si possono fare in aeroporto o prima di salire sull’autobus, ci sono macchinette ovunque alle fermate anche in città (è invece strano, ma coerente col contesto, vedere alle fermate della linea 1, la gialla e la più antica, e lo si nota dal design delle stazioni, almeno 3 controllori che, in assenza di sistemi meccanici di accesso e uscita si comportano come dei cancelletti automatici umani).

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La metropolitana è vecchia, i treni sembrano lattine di sardine anni ‘50, blu rossi e gialli, ma hanno un fascino vintage che ben si sposa con la città.

Passeggiando per le vie, andando verso l’hotel, ci  si accorge subito che le strade sono vive, piene di locali, cinema, bistró e comodissimi market aperti 24 ore su 24. Noi ci siamo fermati con la scusa di comprare dell’acqua e siamo tornati a casa con una bottiglia di vino: Paptag Cuvée 2011, aperta subito per iniziare la serata. Ottima scelta… e attimo modo per dare inizio alla cena. (suggerimento: per chi non la conoscesse l’app VIVINO è un validissimo aiuto nel mondo per la scelta dei vini: fotografando l’etichetta riconosce le bottiglie e ne fornisce una descrizione puntuale, con la quale noi ci troviamo praticamente sempre d’accordo!)

Per la prima sera Simone ha prenotato al Borssó Bistro.

Il ristorante è piccolo e accogliente, le luci gialle creano una atmosfera calda, romantica e allegra. Ci sono due musicisti che suonano la chitarra classica creando un sottofondo piacevole e mai Kitsch o fastidioso.

Decidiamo di optare per il menù degustazione, che prevede due entrate, una portata principale a base di filetto d’anatra (meraviglioso! tra in città va per la maggiore tra i piatti consigliati) e vari assaggi di vino. Per concludere un passito col dolce. Non so quanto abbiamo pagato, credo forse tra i 30 e 40 euro a persona (un po’ caro per noi, ma per l’occasione abbiamo fatto uno strappo, e probabilmente alla carta sarebbe costata meno) bevendo bene, mangiando piatti curati, di qualità, e comunque abbondanti.

Consiglio vivamente il ristorante sia a coppie che a gruppi di amici, se volete mangiare bene in un luogo accogliete e curato.

Il giorno dopo è iniziato con calma sotto una pioggia a scroscio, e dopo un brunch veloce ma ghiotto (quice e dolce Tekercs al cioccolato), raggiungiamo le terme Széchenyi.

Noi abbiamo fatto il biglietto giornaliero (circa 4700 fiorini circa 15 euro) quindi col braccialetto magnetico abbiamo usufruito degli spogliatoi comuni. C’e però anche la possibilità delle cabine private. Inoltre c’è la possibilità di noleggiare asciugamani e accappatoi ma noi abbiamo tutto: costume, cambio, asciugamano, ciabatte, accappatoio e tutto ciò che serve per la doccia. Unica pecca: per i capelli si possono usare solo i soffioni tipo quelli da piscina. Dettaglio magari irrilevante ma fondamentale per chi, come me, ha mezzo metro e mezzo quintale di capelli.

Nonostante sia lunedì di gente ce n’è un sacco. Io e Simo ci separiamo per andare cambiarci e ci diamo appuntamento in una delle piscine esterne. Il resto viene da sé: dentro le piscine l’acqua è calda, fuori fa un freddo bestia (consiglio alle signorine dai capelli lunghi di evitare di bagnarseli). Resistiamo qualche minuto in quella delle tre esterne più fredda (36 gradi), poi iniziamo il tuor interno delle varie vasche. Sembra di fare un tuffo indietro nel tempo: stanze altissime, abbastanza spoglie ma dalla struttura elegante e maestosa. Non stiamo parlando di un centro SPA a Merano, quindi magari la pulizia e le norme igieniche non sono proprio antisettiche, ma l’atmosfera, nonostante la gente, è molto rilassante e piacevole. L’acqua dalle proprietà benefiche distende mente e corpo, e si possono alternare ammolli con saune e bagni di vapore anche aromatizzati. Il pomeriggio è finito verso le 19.00, quando oramai fuori la notte era scura e l’aria resa magica dal vapore, immergendoci per finire in bellezza nella piscina esterna a 40° gradi… uno spettacolo!

Usciti in fretta e furia (per il freddo) ci siamo cambiati e la serata l’abbiamo trascorsa in uno dei bellissimi locali di Budapest: il Szimpla Kert. Insieme ad altri locali fa parte dei cosiddetti Ruin Pub, locali nati dentro edifci in rovina, dei quali rimane sono la struttura portante ma per il resto completamente grezzi e riempiti di creatività, colore, luci, origialità. Al Szimpla le diverse stanze, organizzate su due piani e affacciate sullo spazio centrale creando una sorta di open space a 360 gradi, ospitano punti bar diversi, arredati in maniera del tutto alternativa danno vita ad un ambiente unico. E’ frequentato da giovani studenti, turisti, persone adulte, ungheresi e stranieri, chiunque può entrare e trovarsi a proprio agio. L’atmosfera può ricordare i locali underground di Berlino, ma avvolti da un clima molto più rilassante, sereno, curioso e divertente…. e così la serata passa tra una vasca da bagno, un seggiolino dell’autobus, qualche narghilé, una birra, mezzo maggiolino attorno ad un tavolino, luci.

Domani è già l’ultimo giorno… non voglio tornare a casa!!!

Ma concentriamoci sulle cose belle… ci aspetta ancora un pomeriggio alle terme, e così l’ultimo giorno decidiamo per le Terme Gellert: l’hotel in stile liberty che ospita i bagni si erge elegante al di là del Danubio, a Pest, proprio di fronte al Ponte della Libertà.

Anche qui entriamo, e muniti dei nostri bracciali elettronici posiamo tutto e ci buttiamo alla scoperta delle piscine. Qui l’atmosfera è più tranquilla, ci sono anche meno persone, gli ambienti con le vasche, divisi in 3 blocchi collegati da spazi comuni usati per i trattamenti, sono decorati con gusto da mosaici che conferiscono alle piscine una eleganza d’altri tempi, riportando gli ospiti alla loro bellezza d’inizio Novecento.

Presso le due strutture in cui siamo stati è possibile prenotare (all’ingresso, insieme al biglietto,  conviene chiedere come fare e a chi rivolgersi) trattamenti di vario genere. Alle Gellert abbiamo provato e il personale con noi è stato molto competente!

Trascorso il pomeriggio rilassandoci tra vasche calde e vaporose cerchiamo il locale giusto per trascorrere l’ultima serata in città.

Proviamo il ristorante Kiskakukk Etterem, che si trova davanti all’Isola Margherita. Forse un po’ troppo classico per noi, l’atmosfera è quella di una sala da pranzo di qualche decennio fa: elegante, curata e bella nel complesso, ma un po’ datata… nonostante questo il cibo è eccezionale. Piatti abbondanti, curati, buoni e accompagnati da un vino Tokay consigliato dal cameriere e davvero delizioso (Dry Limited Edition Tokaji Furmint 2011).

Tornando abbiamo deciso di evitare i mezzi pubblici e passeggiare lungo il Danubio godendoci lo spettacolo del Parlamento a sinistra e della collina di Pest a destra, al di là del Danubio, illuminati e incredibilmente belli.

Ad ogni passo la voglia di rimanere qualche giorno in più aumentava: non abbiamo visto quasi nulla della città, scorci, locali, edifici eleganti, pur con quella patina scura e un po’ trasandata, rendono questa città una continua sorpresa.

Domani si parte, ma il tuor delle terme è solo all’inizo.. torneremo.

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