Ferragosto è il giro di boa dell’estate.
È il giorno della festa (per tutti, finalmente) nel cuore di Agosto. Manca ancora tempo a settembre ma, dentro di te, sai che l’estate lentamente sta finendo.
Un mix di euforia e malinconia, che i più giovani affrontano annegandolo nelle feste in spiaggia, i più romantici nei fuochi d’artificio sulla spiaggia… qualcuno semplicemente ignorandolo (anche se a volte il dover parcheggiare in doppia fila verticale per andare in qualsiasi posto rende questa indifferenza un po’ difficile).
Ma noi a Comacchio abbiamo sempre avuto il nostro “sabato del villaggio” speciale.
Quel giorno che precede “il dì di festa”, ricco di aspettative e di gioia che rende questo periodo dell’anno unico e attesissimo. Letteralmente una festa prima della festa: San Cassiano, il 13 di Agosto.

Comacchio. Vista dai Trepponti (foto: Anna Luciani)
È la festa del patrono, niente di particolarmente eccezionale o diverso dalle altre feste di paese in giro per l’Italia: bancarelle e giostre, la tombola a mezzanotte e prima i fuochi d’artificio sulla Valle Fattibello.
Ma è l’atmosfera che si respira, l’allegria, il divertimento contagioso, i preparativi per la cena in famiglia e poi la serata vivace e piena di gente in centro. Uscire con gli amici e incontrare tutti, ritrovarsi per caso ma certi di vedersi. Rilassati, leggeri, perché è estate, perché tanto poi c’è anche ferragosto, è perché si è a Casa, tutti insieme.
In una giornata come questa però c’è un momento speciale ancora più speciale, che non tutti in paese vivono proprio come me e la mia famiglia, ma che rappresenta una delle tradizioni più belle, commemorata proprio nel giorno del patrono: la regata tradizionale di San Cassiano lungo il canale navigabile. Una gara tra vulicipi (barca a remi tipica di Comacchio) che rievoca la fuga dei fiocinini dalle guardie.

Regata Tradizionale di San Cassiano. La partenza (foto: Anna Luciani)

Emanuele e Pietro (foto: Anna Luciani)
Chi erano i fiocinini? Dei ladri, direbbe qualcuno, dei Robin Hood comaccchiesi, potrebbero dire altri… erano dei comacchiesi, che a inizio secolo, quando il paese ha vissuto periodi di povertà, andavano di notte in valle a rubare il pesce per sfamare le proprie famiglie. Un mix tra delinquenti ed eroi!
La vogata sui vulicipi non è semplice: in due sulla stessa barca, si voga contemporaneamente e in piedi. La barca è stretta (50 cm, e lunga 8 metri) e il rischio di ribaltarsi alto.
Mio fratello Emanuele è uno dei più grandi sostenitori di questa tradizione. Bravo vogatore e appassionate di valle e di tradizioni, negli ultimi anni si è impegnato per allenare giovani comacchiesi avvicinandoli ad uno sport che è prima di tutto parte della nostra storia e cultura. Ha condiviso con loro la sua passione portando avanti una tradizione che diversamene andrebbe persa. Ha permesso così l’organizzazione anche quest’anno della manifestazione.
Ciò che però quest’anno ha reso la gara ancora più speciale per me, al di là dell’emozione della competizione e della bellezza del contesto, è il fatto che tra le nuove leve, negli ultimi mesi, si è allenato anche Pietro, il più giovane di noi tre. E vederli gareggiare insieme è stato bellissimo.

Pietro ed Emanuele (foto: Simone Chiesa)
Una squadra, poco rodata forse, ma molto motivata. Ritrovarsi vicini, uniti, contare l’uno sull’altro, sostenersi reciprocamente, impegnarsi per un obiettivo comune. Essere una famiglia e sentirsi parte di essa.
San Cassiano rimane uno dei giorni più belli dell’anno!

Noi tre (foto: Simone Chiesa)