19/21 dicembre 2016
Sembrava che il destino si fosse accanito e avesse deciso che Fraser Island non dovesse rientrare tra le nostre tappe… e invece ci siamo riusciti! E per fortuna.
Risalendo la costa sono più o meno 5 ore di auto da Brisbane.
Siamo arrivati lunedì pomeriggio ad Hervey Bay, una cittadina di circa 60.000 abitanti, 15 km di costa: una lunga passeggiata tra mare e locali. Il turismo in questa zona riguarda soprattutto le famiglie, l’atmosfera è rilassata e tranquilla.
Noi siamo stati ospiti di Paolo e di sua moglie Lianne. Paolo è un amico di un amico di Simone, vive in Australia da 8 anni ed ora è il proprietario nonché il pizzaiolo della pizzeria Paolo’s Pizza… che consiglio sinceramente !!
La loro generosità è stata incredibile e ha reso i tre giorni ad Hervey Bay ancora più belli e interessanti: chiacchierando davanti a piatti stracolmi di gamberi, o bevendo una birra, Paolo e Lianne ci hanno raccontato la loro vita australiana, le incredibili strade che li hanno portati ad Hervey Bay, le difficoltà ma anche il coraggio e la possibilità di avere ora una vita della “dimensione giusta”.
Ci siamo sentiti a casa, e la compagnia è stata perfetta per conoscere le bellezze di questa zona.
Hervey Bay è il punto di partenza per le escursioni a Fraser Island, l’isola di sabbia più grande del mondo.
Per visitare Fraser si deve necessariamente avere un 4×4, oppure affittarlo o unirsi a qualche escursione organizzata.
Paolo ha un Defender, quindi il giorno dopo il nostro arrivo ci siamo svegliati alle 5.30 e siamo partiti per l’isola con la barca delle 6.45.

verso Fraser (foto: Anna Luciani)
Una delle cose più importanti quando si decide di visitare l’isola è informarsi sulle maree: l’itinerario dovrà necessariamente tener conto dei picchi di minima e massima, per evitare di rimanere impantanati con l’auto sulla spiaggia una volta che la marea si alza. Non sono pochi i casi di persone che, sottovalutando questo aspetto, hanno perso l’auto perché rimasta incastrata nella sabbia e avvolta in poco tempo dalle onde. Hanno dovuto trascorrere la notte sull’isola in attesa dei soccorsi fino al giorno dopo, ma l’auto è rimasta lì… Paolo è uno di questi. Il giorno della nostra escursione, partendo di prima mattina, siamo riusciti a godere della bassa marea per buona parte della mattinata.
Fraser Island è grandissima. Numerosi percorsi di sabbia, stile really, la percorrono al suo interno collegando i principali punti di interesse.

mappa di Fraser Island (fonte: google images. http://www.fraserexplorertours.com.au/fraser-island-map.html)
Noi siamo sbarcati al Kingfisher Bay Resort, che dicono essere molto bello, anche da visitare, ma noi abbiamo preferito perseguire subito verso Eurong e da lì poi risalire lungo la Seventy-five miles beach (la spiaggia orientale) in una divertente corsa con il 4×4.
Appena sbarcati, la prima cosa da fare é abbassare la pressione delle ruote della macchina, in modo da avere più grip sulla sabbia morbida.

sballonzonlando con il Defender di Paolo (foto: Anna Luciani)

correndo (non oltre gli 80 km/h) lungo la seventy-five beach (foto: Anna Luciani)
Seventy-five miles beach è lunga 75 miglia, e sono molti i punti di interesse. Noi da Eurong siamo arrivati solo fino a Maheno Wreck (prima tappa del tour) perché non avevamo abbastanza tempo per proseguire a causa della marea. Appena sbarcati infatti (alle 7.30) la marea aveva raggiunto il picco minimo, da quel momento sarebbe cresciuta per le successive 6 ore. Arrivare fino a Maheno Wreck richiede circa 2 ore per andare e 2 per ritornare. Non c’era tempo per proseguire e raggiungere la punta nord dell’isola.
La nostra prima tappa comunque è stata davvero affascinante: a Maheno Wreck nel 1935 si arenò una barca giapponese, di ritorno da Sydney.

la barca giapponese arenata a Maheno Wreck (foto: Anna Luciani)
Oggi ciò che ne rimane sembra un enorme pachiderma marino, quasi giurassico, una carcassa arrugginita dal fascino di una cattedrale nel deserto: imponente, tragica, ma allo stesso tempo scenografica e suggestiva.
Da lì siamo ritornati verso Eurong fermandoci all’Eli Creek. È un ruscello di acqua dolce, fresca e trasparente che scorre fino al mare circondato da una fitta vegetazione. (Ogni ora tutte le sorgenti di acqua dolce presenti sull’isola riversano circa 4,2 milioni di litri di acqua nell’oceano!). Grazie ad una passerella di legno si può risalire il torrente per circa 100 m e poi tuffarsi in acqua con un salvagente a ciambella (da portarsi autonomamente) e lasciarsi trasportare dalla corrente in totale relax. Non è niente di speciale, lo ammetto, ma io mi sono divertita come una bambina, sarei rimasta lì per ore!
Tra l’altro il ruscello è profondo al massimo 50 cm, quindi si può tranquillamente passeggiare su e giù trovando un po’ di serenità e refrigerio nelle calde giornate del Queensland!
LA tappa più bella a Fraser Island, rimanere però Lake Mckenzie.

Lake Mckenzie (foto: Anna Luciani)
È un lago di acqua dolce piovana, nel centro dell’isola, circondato da una fitta vegetazione, spiagge bianchissime di silicio, e un’acqua da fare invidia ai Caraibi: in dicembre l’acqua è caldissima, vitrea tanto è trasparente… un posto incantevole per trascorrere il pomeriggio.
Qui si possono vedere anche alcuni Dingo, cani selvatici autoctoni australiani. I Dingo di Fraser sono di razza purissima tanto che sulla isola è vietato portare cani per evitare incroci. Hanno origini antichissime, anche se oggi gli esemplari che vivono sull’isola sono in difficoltà a causa della carenza di cibo. Gli esemplari che abbiamo visto noi erano abbastanza dimessi, ma chiaramente è proibito dar loro da mangiare, e consigliano di non avvicinarsi troppo.

Dingo (foto: Anna Luciani)
Peccato non poterci fermare di più al lago: l’atmosfera e il paesaggio sono davvero incredibili, ma alle 17.00 avevamo il traghetto da Wanggoolba per tornare sulla terra ferma.
È stata una giornata intensa, stancante, sballonzolante sul 4×4, ma bellissima!
Grazie Paolo.
Dopo aver visto Straddie Island, la tappa di Fraser, viste anche tutte le disavventure che ci sono successe (influenza, furgone in panne ecc.), io l’avrei saltata senza dispiacermene troppo. E invece è stata una piacevolissima scoperta. Un’isola unica, interessante, bella e varia che consiglio caldamente.
Chi può secondo me farebbe bene anche a fermarsi una notte facendo campeggio o soggiornando in uno dei pochi resort che si trovano sull’isola.
Il giorno dopo sempre con Paolo abbiamo fatto un giro per Hervey Bay. Ci ha portato una riserva naturale di pipistrelli, proprio lungo la stata principale accanto alla spiaggia: impressionante. Direi quasi terrificante ma aveva un suo fascino!

pipistrelli a Hervey Bay (foto: Anna Luciani)
Ci siamo poi fermati un po’ in spiaggia e ci siamo messi alla prova con la nuova frontiera del surf: è una sorta di stand-board con dei pedali e un manubrio, si chiama Stand Up Pedal Board. Sembra un po’ di fare step ma in equilibrio sulle onde del mare… da provare!

surf, variazioni sul tema: Stand Up Pedal Board (foto: Simone Chiesa)
INFO
- Come arrivare: Il traghetto, che parte da River Heads, costa 175 dollari ad autovettura (4 persone). Si deve inoltre pagare una tassa di entrata al parco di circa 50 dollari. La compagnia che effettua il servizio è la Fraser Island Barges. Qui potete trovare maggiori informazioni su orari, prezzi ecc.
- Alcuni consigli ai piloti: anche nei fuori strada lungo la spiaggia vigono certe regole:
- usare la freccia per indicare il lato in cui si intende proseguire la marcia in caso arrivi un’altra auto in senso opposto;
- rispettare i limiti di velocità
- i punti lungo la costa più “pericolosi” sono: 1) quello che chiamano l’hard rock, qualche km a nord rispetto ad Eurong. Qui alcune rocce che affiorano dalla sabbia, soprattutto in caso di alta marea, se non viste, possono intralciare il percorso bloccando i mezzi; 2) un punto a nord chiamato Indian Head, adatto solo a piloti di fuori strada esperti.
- infine, nei tratti in cui la spiaggia si stringe tra mare e dune, quelli più velocemente ricoperti d’acqua quando si alza la marea, sono stati creati percorsi alternativi sulle dune, verso l’interno. Nel caso ci si trovasse in difficoltà meglio non azzardare e cercare vie più interne e sicure. Con un po’ di accortezza non c’è nulla da temere, ma solo da godersi la brezza della traversata lungo la seventy-five miles beach.
- Sull’isola si trova da bere e mangiare, ma io consiglio di organizzarsi per un picnic: panini è molto acqua… e magari qualche birra 😉
Alcune delle informazioni dell’articolo ci sono state date da Paolo, ottima guida per Fraser. Inoltre, nel viaggio di andata abbiamo conosciuto la ranger del KingFisher Bay Resort, Ann, che gentilmente ci ha raccontato qualche dettaglio in più!
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