Il nord dell’Islanda: il lago Mývatn, Húsavík, Akureyri

Il nord dell’Islanda ha un fascino molto diverso rispetto al sud: più selvaggio, più duro, più alieno per certi versi, forse (apparentemente) più autentico perchè meno affollato.

Diminuiscono i turisti, diminuiscono le temperature (noi in aprile avevamo una media costante di – 9 durante il giorno) e aumenta la neve.

L’insieme crea un’atmosfera di “vero nord” che colpisce.

Noi siamo partiti da Egilsstaðir la mattina, e procedendo con calma siamo arrivati in prossimità del lago Mývatn nel primo pomeriggio fermandoci però prima a Dettifoss, una delle cascate più famose d’Islanda.

Dettifoss è la più grande cascata d’Islanda, e si creò a seguito di un violento terremoto dovuto a un’eruzione vulcanica che deviò il corso del fiume verso una profonda fenditura nella pianura basaltica. È alta 44 m e larga 100 m ed è la cascata con più portata di tutta Europa. Dettifoss è una delle tre principali cascate formate dal fiume Jökulsá á Fjöllum, le altre sono Selfoss e Hafragilsfoss. Sempre percorrendo la Ring Road, svoltando a destra verso nord una trentina di chilometri prima del lago Mývatn si raggiunge il parcheggio che conduce alla cascata. Normalmente può essere ammirata sia dalla sponda sinistra che dalla sponda destra del fiume Jökulsá á Fjöllum. Noi purtroppo siamo potuti arrivare solo sulla sponda sinistra del fiume perché la strada a destra era chiusa per neve. Il percorso dal parcheggio ai belvedere non è difficile in condizioni normali, è probabile però che troviate spessi strati di ghiaccio per terra davvero pericolosi. Questo è l’unico posto in cui ho pensato che avremmo potuto realmente portarci i ramponi per il ghiaccio. Non li abbiamo presi perché erano pesanti (in valigia) e abbastanza costosi e credevano non ci sarebbero serviti. Così è stato, ma se volete investire poche decine di euro in quelli di decathlon potrebbero tornarvi utili soprattutto nelle escursioni nel nord e nell’ovest. Arrivati al belvedere, il vento e gli spruzzi dell’acqua rendevano il panorama umido ma non abbastanza da non farci cogliere la bellezza e la potenza di queste cascate.

Da qui abbiamo risalito il corso del fiume fino ad ammirare la prima delle cascate: Selfoss, splendida cascata in cui l’acqua si getta dalla parete a ferro in cavallo in un canyon perfetto. Purtroppo non abbiamo raggiunto Hafragilsfoss.

È vero che in Islanda è piena di cascate spettacolari, e a volte, la mattina, quando Simone mi chiedeva “Oggi cosa andiamo a vedere?” e io rispondevo “la cascata x o y” scoppiavamo a ridere perchè ogni mattina sembrava una gag, ma alla fine la natura regala sempre paesaggi unici: la forma, le rocce della parete del salto, l’acqua, i colori… ogni volta uno spettacolo nuovo. Non ti stanchi mai.

La giornata è proseguita raggiungendo la zona di Hverir. Si tratta di un’area geotermale proprio a ridosso della Ring Road, sul passo di Námaskarð del monte Námafjall. Da lontano, arrivando, si vede la terra fumare in più punti creando un’atmosfera davvero aliena. Sono le cosiddette pentole di fango e fumarole attive che rendono la terra una tavolozza di colori fumanti: cerchi di fango grigio violaceo, circondati da macchie bianche che sfumano in tutti i colori dell’ocra e del mattone.

E il vapore, che esce potente dal sottosuolo, disegna nell’aria dragoni bianchi che visti in controluce creano paesaggi incredibili. La zona di Hverir fa parte di un’area più ampia: Krafla che è una caldera di circa 10 km con una fenditura lunga 90 km situata nel nord dell’Islanda nella regione di Mývatn. Krafla include uno dei due più famosi crateri Víti con un lago all’interno, l’altro si trova nell’Askja (Víti in islandese significa inferno) che sono raggiungibili solo in estate a causa delle condizioni delle strade (in inverno sempre coperte di neve).

Se il parcheggio per visitare Hverir si trova a sinistra della strada principale (verso sud per intenderci), proprio di fronte c’è una strada che sale verso nord in direzione della centrale Krafla Power Plant a Kröflustöð e prosegue poi fino ad un piccolo lago vulcanico che dalle foto sembra molto bello, ma che noi abbiamo visto completamente ghiacciato e ricoperto di neve. Salendo comunque il paesaggio è incredibile, e anche la centrale, invadente e pesante con i suoi fumi, attribuisce al contesto un carattere prettamente islandese (se volete leggere qualcosa di più sulle centrali termiche islandesi vi rimando a questo link).

A questo punto la giornata era quasi finita, erano ormai le 17.00, e non eravamo distanti dalla guesthouse sul lago. Avevamo varie alternative, ma la migliore si è rivelata quella di trascorrere qualche ora nelle splendide Myvatn Nature Baths!

(Informazioni dal sito del centro termale) “Le riserve d’acqua per la laguna arrivano direttamente dal pozzo trivellato. L’acqua ha una temperatura di circa 130 ° C quando arriva all’enorme bacino accanto alla laguna stessa formando una impressionante sorgente termale artificiale. Complessivamente, la laguna e il bacino contengono circa 3,5 milioni di litri d’acqua con una temperatura di 36 – 40 ° C.
La stessa laguna è una costruzione artificiale, il suo fondo è coperto da sabbia e ghiaia. Le caratteristiche dell’acqua sono uniche sotto molti aspetti. Contiene una grande quantità di minerali, è alcalina e adatta alla balneazione. Per la sua composizione chimica, batteri e vegetazione indesiderati non prosperano in laguna rendendo inutile l’uso di cloro o qualsiasi altro disinfettante. L’acqua geotermica in Islanda di solito contiene un po’ di zolfo. In questa area la sua concentrazione è maggiore che in altri centri, pertanto è necessario evitare di portare gioielli in ottone o argento nell’acqua, diventano neri e possono essere danneggiati. Lo zolfo, tuttavia, ha un effetto positivo sull’asma e altre malattie respiratorie e molti degli oligoelementi nell’acqua sono considerati ottimi per migliorare alcuni problemi legati alla pelle
”.

Noi siamo arrivati nel tardo pomeriggio. Come in tutti i centri termali o piscine anche qui è possibile noleggiare per circa 5 euro gli asciugamani. Gli armadietti negli spogliatoi sono dotati di un comodo lucchetto a braccialetto che si può portare nell’acqua. Una volta in costume e fatta la doccia (anche se in realtà la doccia sarebbe da fare obbligatoriamente nudi prima di entrare in acqua) si esce e ci si tuffa immediatamente nella vasca. Il paesaggio è strepitoso: il vapore che sale dalle acque blu celeste della laguna creano un’atmosfera magica da cui si intravedono in lontananza i vulcani disseminati all’orizzonte. Il gelo pungente svanisce subito non appena i piedi entrano nell’acqua calda… e da quel momento solo RELAX!

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il vulcano con il cappello (foto: Anna Luciani)

L’idea per il giorno seguente era quella di percorrere con calma l’intero perimetro del lago Mývatn ma la neve incessante ha accelerato un po’ i tempi.

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una dei vulcani che fanno da sfondo al lago (foto: Anna Luciani)

Abbiamo raggiunto e ci siamo calati nella grotta Grjótagjá.  Dall’esterno non si può minimamente immaginare la bellezza custodita sottoterra. La Grjótagjá è una piccola grotta lavica nei pressi del lago Mývatn in Islanda, interessata da alcune fonti termali. All’inizio del XVIII secolo il fuorilegge Jón Markusson viveva nei dintorni e utilizzava la grotta per farsi il bagno. Fino al 1970 Grjótagjá rimase un luogo di balneazione popolare, tuttavia durante le eruzioni occorse tra il 1975 e il 1984 la temperatura dell’acqua è salita a oltre 50 °C. Negli anni successivi la temperatura è andata diminuendo, anche se non abbastanza per immergersi agevolmente. Attualmente è utilizzato come sito di balneazione alternativo alla vicina grotta lavica Stóragjá. A Grjótagjá è stata girato parte del quinto episodio della terza stagione della serie televisiva Il Trono di Spade, intitolato “Baciata dal fuoco“. (Fonte wikipedia: riporto queste informazioni perché le ho trovate particolarmente curiose ed interessanti)

Ed infine, prima di lasciare il lago abbiamo percorso alcuni dei sentieri della “Fortezza Oscura”: Dimmuborgir. Si tratta di un labirinto di formazioni laviche risalente a circa 2300 anni fa a seguito di una potente eruzione che creò, in questa zona, a causa di uno sbarramento naturale, una sorta di lago di roccia liquida. Ceduto lo sbarramento la lava defluì fino al lago Mývatn lasciando dietro di sé una vero e proprio campo di sculture rocciose unica sulla terra ferma. Solo vicino alle sponde del Messico, sott’acqua, esistono formazioni simili. Ricordano una cittadella collassata fatta di torri, fortezze e grotte. Ci sono diversi percorsi all’interno dell’area: anche quelli segnati come difficili sono fruibili facilmente da tutti. Prestate solo attenzione in inverno e quando nevica perché si rischia di scivolare. In ogni caso vale la pena andare!

La destinazione finale per la giornata era Akureyri ma prima di arrivare ci siamo allungati verso nord raggiungendo Húsavík. Se vi dicessi: chiudete gli occhi e pensate ad un paesino di pescatori in un fiordo del nord dell’Islanda sono certa che immaginereste Húsavík. Si tratta di un piccolo paese colorato che vive di pesca e di turismo e si affaccia su di un bellissimo porto. Questo infatti è il punto di partenza per numerosi tour di avvistamento delle balene. La cittadina è soprannominata la “capitale mondiale del whalewatching”.

Infine, tornando verso Akureyri non potevamo non fermarci, ormai al tramonto, alla cascata di Goðafos, ovvero le “cascate degli dei”. Si narra infatti che nell’anno 1000 dC il Lögsögumaður (lettore delle legge del Parlamento, figura di grande importanza) Þorgeir Ljósvetningagoði fu costretto a prendere un’importante decisione per il Paese scegliendo il Cristianesimo come religione ufficiale dell’Islanda. Dopo questa conversione si dice che – tornando dall’Alþingi – Þorgeirr gettò le sue statue degli dèi nordici nella cascata.

Queste sono per me le cascate forse più belle di tutta l’Islanda.

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Goðafos (foto: Anna Luciani)

Ci sono due parcheggi, uno a destra e uno a sinistra del corso del fiume. Da entrambi è possibile raggiungere facilmente e velocemente il salto del fiume Skjálfandafljót che cade per circa 12 metri su una larghezza di 30 m formando dando vita ad un paesaggio bellissimo.

Ad Akureyri siamo arrivati in serata ripartendo velocemente il giorno dopo non abbiamo avuto modo di visitarla ma vi lascio lo stesso qualche foto.

Il viaggio continua verso ovest.

QUANTO STARE: da Egilsstaðir Ad Akureyri sono circa 260 km. Noi ci abbiamo messo in totale 2 giorni, ma forse dedicare un giorno in più alla zona vale la pena. In questo modo si può pensare anche di trascorrere qualche ora nella città di Akureyri.

Qui trovate l’elenco completo di tutti gli itinerari e i rispettivi link: In Islanda lungo la Hringvegur (Strada 1) e alcuni consigli su come organizzare viaggio e valigia: Islanda – istruzioni di viaggio – organizzare da zero un viaggio in Islanda in inverno

5 risposte a “Il nord dell’Islanda: il lago Mývatn, Húsavík, Akureyri

  1. Pingback: IN ISLANDA LUNGO LA HRINGVEGUR (STRADA 1) | viaggio a modo mio·

      • buonasera sig,ra Anna Luciani
        io vorrei andare in Islanda con il m,io camper il prossimo luglio
        e questo è il giro che mi proporrei:
        imbarco in Danimarca con le Faoer quindi
        Seidisfiordur e sulla 1 per Dettfoss quindi lago Myvatan poi Husavik per le balene
        Godfoss,Akureyri e sempre sulla 1 Blonduos
        quindi la penisola Snaefellsness girandola dal lato nord verso il lato sud
        Quindi scendere verso il gold circle (ma le strade come sono?)
        con la capitale e poi verso Vik e risalire verso jokulsarlon e il successivo imbarco
        Questi elencati sono tutti luoghi facilmente raggiungibili ?
        ci sono strade ben percorribili e asfaltate?
        bastano una quindicina di gg. sull’isola?
        può essere pericoloso andarci con un solo mezzo che è il classico furgone Ducato ?
        Grazie tante
        Gianni Frattini

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      • Buonasera Gianni!! Credo che il viaggio che vuol fare col suo ducato sarà bellissimo (anche il mio ragazzo ed io di solito viaggiamo con un furgonato stile Ducato, quindi so di cosa parla!). Le dico che noi abbiamo fatto le stesso giro in tre settimane, ma prendendocela comoda e facendo una tappa di 3 giorni in un’isola a sud di Vik, quindi secondo me in due settimane riesce bene a fare tutto il giro che si è prefissato, anche perché le giornate sono lunghissime in estate. Le tappe che mi ha elencato non prevedono fuoristrada quindi non dovrebbe avere problemi a percorrerle. Noi siamo stati in marzo e la neve (soprattutto al nord) spesso creava difficoltà. Senza 4×4 non saremmo riusciti ad andare ovunque, ma in luglio il problema non c’è. La strade principali sono asfaltate. Forse può trovare dello sterrato nella penisola di snaefellsness ma percorribile. Il furgone le permetterà inoltre di risparmiare su alloggio e anche sul cibo (le consiglio di fare scorta dall’Italia per abbattere un po’ i costi!). Se ha altre domande sarò felice di rispondere! Buona serata e buon viaggio.

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